PER L’IMPIANTO SI FA COSI’
Messa a dimora delle barbatelle , collocazione dei pali e gestione del suolo. Ecco come.
Messa a dimora delle barbatelle
I sistemi a confronto di messa a dimora delle barbatelle effettuati nel 1993 sul Grechetto sono stati: a) buca scavata con la vanga e con la trivella; b) foraterra, del diametro di 10 cm, azionato manualmente o con il braccio di una benna; c) forcella (asta biforcata con cui si infila direttamente la barbatella nel terreno); d) trapiantatrice meccanica laser .Il collocamento delle barbatelle con il foraterra e la forcella, contrariamente agli altri metodi, necessita di un accorciamento delle radici rispettivamente a 4-5 cm  e 1-2 cm. La trapiantatrice trainata laser è costituita da un doppio vomere per l’apertura del solco lungo il filare, da un dispositivo a pinzette che colloca le barbatelle nel solco e da un rincalzatore; presenta inoltre un alloggiamento per due operatori che sistemano le barbatelle nel dispositivo a pinzette. L’allineamento longitudinale delle barbatelle lungo il filare è assicurato da un raggio laser emesso in continuo da un trasmettitore posizionato in testa al campo e da un ricevitore posto sulla macchina che comanda lo spostamento idraulico automatico per l’allineamento di tutto l’attrezzo.
Con la messa a dimora in buca , profonda 20-25 cm, scavata con la vanga, la produttività del lavoro è risultata piuttosto bassa, in media circa 8 viti/h per operatore (Tab.1).
Tabella 1 – Produttività del lavoro tempi operativi nei diversi sistemi di messa a dimora delle barbatelle della cv. Grechetto.
Tecnica di messa a dimora
Operatori/cantiere
Viti/h cantiere (n°)
Viti/h operatore (n°)
h/ha cantiere
(n°)
Sviluppo delle viti* (%)
In buca scavata a mano
2
16
8
170,9
100
In buca con trivella
3
30
10
128,2
90
Foraterra manuale
2
20
10
128,2
70
Foraterra su benna
3
100
33
25,6
70
Forcella
2
180
90
14,2
50
Trapiantatrice laser
4
820
205
3,0
100
* Calcolato alla fine del primo anno di vegetazione
L’uso della trivella e del foraterra azionato manualmente a consentito di migliorare la rapidità di collocamento permettendo la messa a dimora di 10 viti/h per operatore.Un incremento della produttività del lavoro di circa 4 volte rispetto alla messa a dimora in buca scavata manualmente è stato invece riscontrato con l’impiego del foraterra coadiuvato dal braccio di una benna per la relativa penetrazione nel terreno (33 viti/h per operatore). L’uso della forcella ha consentito una elevata rapidità di messa a dimora e produttività del lavoro, circa 90 viti/h per operatore. la trapiantatrice meccanica ha lavorato con una velocità di avanzamento ottimale compresa tra 2,0 e 2,5 km/h; il tempo operativo medio è risultato di circa 3 h/ha con una produttività del cantiere di lavoro, costituito da tre operatori ed il trattorista, pari a 820 viti/h per cantiere (205 viti/h per operatore).

Pacciamatura con film in polietilene nero.
La pacciamatura è stata eseguita sulla fila nella prima settimana di maggio 1997 nei vitigni Merlot e Sangiovese utilizzando un film di polietilene nero (spessore di 0,12 mm e larghezza di 1 m). La collocazione del film pacciamante è stata eseguita meccanicamente con uno stenditelo da fragola senza rullo posteriore . Tale macchina, trainata dalla trattrice , ha lavorato con una velocità ottimale di avanzamento di circa 1,5- 2,0 km/h; il tempo operativo del cantiere di lavoro, costituito da 2 operatori ed un trattorista, è stato di circa 10 h/ha inclusi i tempi di svolta e di sostituzione dei rotoli del film pacciamante.
In entrambi i vitigni la pacciamatura ha influito positivamente sulla vigoria delle viti determinando un più elevato accrescimento del fusto e dei tralci ed una maggiore produzione di sostanza secca , soprattutto nelle radici, testimoniata dalla formazione di un apparato radicale più sviluppato ed espanso (Tab. 2).

Tabella 2 – Legno prodotto e caratteristiche della vegetazione alla fine del primo anno in viti di Sangiovese (clone R10) e Merlot (clone R3) non pacciamate* e pacciamate con film di polietilene nero
Vitigno
Tesi
Lunghezza germoglio principale (cm)
Lunghezza germogli totali (cm)
Circonferenza del fusto (mm)
Sangiovese
pacciamato
88,5
183,5
23,7
Sangiovese
non pacciamato
72,9
157,1
21,2
Merlot
pacciamato
95,3
246,0
26,0
Merlot
non pacciamato
59,5
141,8
21,7
* Le viti non pacciamate sono state sottoposte a periodiche lavorazioni meccaniche per il controllo delle erbe infestanti
Nelle viti pacciamante sono state inoltre rilevati aumenti significativi nel contenuto in zuccheri di riserva (amido e carboidrati solubili) sia nell’apparato radicale che in quello aereo (Tab.3).
Tabella 3. – Contenuto in carboidrati totali (g) negli organi di viti di Merlot e Sangiovese non pacciamati e pacciamati con film di polietilene nero
Merlot (clone R3)
Sangiovese (clone R10)
Pacciamato
Non pacciamato
Pacciamato
Non pacciamato
Radici
15,4
6,4
12,0
3,8
Fusto
7,5
4,2
4,6
3,1
Tralci
9,1
1,5
4,5
1.2
Totale
32,0
12,1
21,1
8,1
Posa in opera meccanica dei pali
Per la messa in opera dei pali è stata utilizzata una macchina piantapali montata lateralmente alla trattrice e costituita da un gruppo colonnare con un pistone sfilabile azionato da un martinetto oleodinamico . tale macchina può essere utilizzata anche in vigneti ubicati in terreni collinari caratterizzati da notevoli pendenze , poiché capace di lavorare con forti inclinazioni sia in senso longitudinale che trasversale rispetto alla direzione di avanzamento della trattrice .Con un cantiere di lavoro costituito da un trattorista e due operatori addetti al posizionamento ed all’allineamento dei pali tale macchina ha richiesto circa 2,5-3 minuti a palo (circa 20-24 pali/h per cantiere ), contro 2-3 pali/h necessari per la collocazione manuale.

Conclusioni
Gli obiettivi da perseguire all’impianto del vigneto sono rappresentati dalla tempestività nella messa a dimora in buca o con l’apertura del solco (es. trapiantatrice) rappresentano i metodi più razionali poiché consentono di conservare integralmente l’apparato radicale e favoriscono lo sviluppo delle viti.
La messa a dimora delle barbatelle in buca scavata a mano presenta costi eccessivi per effetto della bassa produttività del lavoro.L’uso degli attrezzi agevolatori (trivella e foraterra) aumenta leggermente la produttività del lavoro, ma trova limitazione nei terreni argillosi e pesanti ed in quelli mal preparati poiché possono determinare eccessivi compattamenti delle pareti del foro con ripercussioni negative sull’attecchimento delle barbatelle, e sullo sviluppo delle viti. L’utilizzazione della forcella consente invece una elevata produttività del lavoro, tuttavia il forte accorciamento dell’apparato radicale richiesto determina notevoli difficoltà di attecchimento, soprattutto in caso di impianto primaverile , ed uno sviluppo vegetativo ridotto del 50% nel primo anno di vegetazione la trapiantatrice meccanica incrementa la produttività del lavoro di circa 5 volte rispetto al foraterra coadiuvato dal braccio di una benna , di circa 17 volte rispetto alla trivella ed al foraterra azionato manualmente e di circa 21 volte rispetto alla messa a dimora delle barbatelle in buca scavata a mano. La trapiantatrice consente inoltre di piantare le barbatelle a radice integra e di ridurre il tempo necessario per l’operazione di squadro; occorre infatti definire solo l’allineamento dei filari , in quanto la macchina provvede poi a posizionare le barbatelle automaticamente lungo il filare secondo la distanza prestabilita . indipendentemente dal sistema di messa a dimora delle barbatelle un fattore importante ai fini dell’attecchimento e del successivo sviluppo delle giovani viti è la preparazione del terreno, incluso il drenaggio che deve essere fatto in condizioni di tempera. In caso contrario sarebbe impossibile entrare sul terreno con la trapiantatrice e nel caso di messa a dimora con le tecniche che prevedono il foro si avrebbe un eccessivo costipamento delle pareti con conseguente difficoltà di crescita delle radici . La buona preparazione del terreno prima dell’impianto facilita inoltre l’operatività della macchina stenditelo nell’operazione di pacciamatura ; questa viene effettuata abbastanza celermente essendo necessari circa 10 h/ha.
Durante i primi anni d’impianto la gestione del sottofilare, inteso come striscia di terreno posta al di sotto e nelle immediate vicinanze dei ceppi , risulta delicata data la presenza di piante giovani .l’impiego dei mezzi tradizionali per il controllo delle erbe infestanti (lavorazioni ,meccaniche e diserbo ), può causare problemi per l’integrità delle viti, per la fitotossicita e/o l’insorgenza di infestanti resistenti ai diserbanti utilizzabili. La pacciamatura può risolvere tali problemi incrementando tra l’altro lo sviluppo delle viti, soprattutto dell’apparato radicale, predisponendole ad una precoce entrata in produzione. Il maggior contenuto di zuccheri di riserva riscontrato nei vari organi delle viti pacciamate consente di aumentarla resistenza alle basse temperature invernali e di avere una pronta e veloce ripresa vegetativa nella primavera successiva.
La macchina piantapali utilizzata richiedendo circa 23-27 h/ha , consente di incrementare notevolmente la produttività del lavoro rispetto alla collocazione manuale ; la possibilità di essere utilizzata nei vigneti adulti per l’operazione di estirpazione dei pali rotti o da sostituire , grazie ad una catena con attacco al gruppo colonnare , insieme al costo contenuto, la rende accessibile a tutte le aziende, anche di modeste dimensioni, che necessitano di una manutenzione costante della palificazione del vigneto.
TEMISTOCLE ANTARAS
ALVARO CARTECHINI
PAOLO GUELFI
GIAMPIERO NOTTIANI
ALBERTO PALLIOTTI